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      Puoi tu dettare?
      - Che ne so io? La mia testa se ne va.
      - Prova, amico mio, vediamo, io sono qui. Se non puoi, cesseremo.
      Sergio si sollevò sul suo cubito, passò la mano sulla sua fronte, e concentrossi, per raccogliere le sue idee. Infine, cominciò a dettare.
      Regina coprì di scrittura pagina su pagina. Era la fine del romanzo: Les sixièmes étages de Paris.
      Regina, l'eroina del romanzo a cui Sergio aveva impartito il nome tanto amato di sua moglie, era per suicidarsi.
      Sergio dettava:
      Il veggio era acceso. Le finestre e la porta ermeticamente riturate. Il povero giaciglio, non più verginale, ma innocente sempre era pronto a riceverla, come l'altare riceve le vittime delle tragedie antiche.
      Regina baciò religiosamente una ciocca di capelli di suo padre, il ritratto di sua madre, che pendeva al suo capezzale, a lato dell'immagine della madre di Dio. Ella cacciò bene addentro, in una piega del suo busto, un fiore da lungo tempo appassito, una lettera che conservava ancora le impronte delle sue lagrime - l'ultima, la lettera di separamento da Maurizio d'Apremont. Ella lisciò i suoi capelli, raggiustò la sua veste da domenica, di cui erasi azzimata per presentarsi innanzi alla morte, linda, bella, con tutte le eleganze che l'avevano adorna in la vita. Poi si assise alla sua piccola tavola, da cui cavò un foglietto di carta, e scrisse la lettera seguente:
      - Di' carina - chiese Sergio - vuoi tu darmi una tazza di the?
      - Lo vo benissimo - rispose Regina alzandosi dallo scrittoio. Ma l'è terribile e stupendo.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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