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      Maud era attaccata da una malattia di languore.
      Questo intervento di Dio nello scioglimento dell'opera sinistra del principe di Lavandall avrebbe dovuto illuminarlo, calmarlo, soddisfarlo in tutt'i casi. E' non ne fu che più esasperato. Non aveva egli detto: "All'altra, adesso?" Dio lo rubava di tutta la parte che vi prendeva. E' si decise allora a sorpassarlo in celerità.
      Ma in Francia non era esattamente come nel fondo di una provincia russa, in un castello, innanzi la porta del quale la legge rincula, ove il padrone à, di fatto, dritto di vita e di morte.
      In Francia si è permalosi della forma... si mette una bilancia nella mano della giustizia - affinchè dessa pesi bene quanto vale il ricco e quanto poco vale il povero! Si dice che la legge è cieca. Cieca è dessa: perchè segue un cane, il quale sa bene di qual dente morder la carne e di quale l'osso.
      Il principe non aveva d'uopo di andare in busca dello strumento che doveva compiere la sua bisogna. Lo aveva sotto la mano - semplicissimo, destrissimo, opportunissimo: voglio dire il dottore di Nubo.
      Non trattavasi che di trovare un metodo.
      Chi cerca, finisce sempre per trovare.
      Ma il principe aveva fretta: e' soccombeva sotto il peso della sua anima! Ed il dottore non ne aveva punto, perocchè, per lui, non solamente il tempo era oro, ma era pure un parafulmini.
      Gli era questo, del resto, il solo punto di discordanza tra questo cuore e questo cervello malati.
      Eppure, nè il principe, nè il dottore non aveva profferto un sol motto sull'obbietto!


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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