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      Il letto dell'infermo, cui tu avresti dovuto confortare, era vedovo. La camera del paziente era orba di quella consolazione che si chiama la donna. Io non aveva madre, non sorella, non moglie... Che facevi tu, quando io mi dibatteva nell'agonìa?... Io ò udito il rumore dei baci.
      - No, no - gridò Maud.
      - No? Io l'ò udito, e non sono stato solo ad udirlo... Ed ò vendicato l'insulto.
      Maud ruppe in gemiti, e le sue parole si spersero in un singhiozzo di disperazione.
      - Io amava mio fratello - continuò il principe sciogliendo in lagrima anch'egli - e l'ò ucciso. Di', ora, di', donna, quale creatura mortale poteva darti prove di un amore più forsennato? E adesso, che io pur mi muoio, io mi trascino ai tuoi piedi e ti dico: oblìo tutto... abbi pietà di me!
      - Gli è da Dio, principe, che dovete implorare pietà - replicò Maud di una voce commossa - perchè avete commesso il delitto di Caino.
      - Ancora? ancora? - gridò il principe. Maud, non ritornare giammai più su codesto. Io non sarei sempre padrone della mia ragione. Non chiudete l'orecchio a questo ultimo grido dell'anima mia. Io ò bisogno di dimenticare. Io ò la volontà di vivere. A ventisei anni, la terra à ancora delle rose, la donna à ancora dei baci, la testa à ancora delle ambizioni, il mondo offre ancora delle seduzioni, delle soddisfazioni, dei sorrisi... Maud... orsù Maud, viaggiamo. Prestami le tue braccia per riposare la mia testa condannata. Apri il tuo cuore alla voce del mio cuore. Sii donna... sii moglie! Lasciami vaneggiare del cielo sul seno tuo.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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