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      - Entrate.
      E' non scorse Maud.
      Ella si trascinò fino a lui.
      Di un tratto, ella videlo tremare come un uomo che esce da un bagno ghiacciato, riconoscendo il carattere di una lettera e provando ad aprirla con violenza.
      Vi riescì alla fine e lesse.
      Poi, levandosi di soprassalto, egli andava a prorompere non so in quale esclamazione, quando vide innanzi a lui Maud, impiedi, gli occhi devaricati da stupore e da terrore.
      - Ah! - gridò il principe con una veemenza spaventevole - ah! voi venite per apprendere sue nuove!... Ebbene, infame... eccone.
      E ciò dicendo, gittò la lettera sul viso della moglie.
      Di più in più attonita, spaventata, Maud raccolse la lettera e lesse, a suo turno, ad alta voce:
     
      Parigi, Hôtel du Rhin, 3 novembre.
     
      Fratello,
      Io non sono morto. Gli è a ricominciare. Io amo sempre Maud.
      ALESSANDRO.
     
      La lettera cadde dalle mani di lei. Maud fuggì gridando, in inglese:
      - Once again! once again! - ancora una volta!
      Il principe si accasciò come fulminato sulla sua seggiola e sclamò:
      - Ella pure l'ama sempre!... Ebbene, sia; Once again!
     
     
     
      VI.
     
      Il grido del sangue.
     
      Il conte Alessandro aveva ricevuto un colpo di spada che gli aveva traversato le costole ed il lobo inferiore del polmone destro, poi aveva lambito il diafragma ed eragli uscito nel dorso. La ferita era due volte mortale.
      Eppure, era guarito.
      Il suo cocchiere russo ed il suo cameriere francese, che erano sulla briska, lo avevano trasportato al castello, credendolo morto, e si era mandato in cerca di un chirurgo, piuttosto per constatare il decesso, che per medicar la ferita.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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