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      Questa lettera fece rivivere Maud. Ella rise perfin del Corsaire, quando vi lesse l'istoria del principe che dava la caccia a suo fratello.
      Povera donna! ella conservò perfino il giornale per divertirne suo marito, quando la sarebbe a Nizza; perocchè ella proponevasi di andarvi il più presto possibile.
      La grande parola, cui ella aveva a dire a suo marito: Io ti amo! la soffocava oggimai.
      - La mia malattia è qui - diceva ella picchiandosi il cuore - questa confessione mi opprime. Quando ne sarò scarica, io mi rileverò. Io sarò guarita.
      La malattia della principessa - il dottore lo à detto - era una consunzione lenta per appoverimento di forze, una malattia di languore, a cui s'erano congiunte le sincopi. Ma le sincopi erano cessate, e non restava adesso che a rilevare questo organismo spossato.
      Il dottore di Nubo aveva sopperito a ciò, e non senza successo. Ma, se mestieri è di confessarlo, la lettera del principe da Nizza aveva avuto la metà più di efficacia che il trattamento medicale.
      Quale era questo trattamento?
      Semplicissimo.
      Il dottore di Nubo aveva sottomessa la principessa all'azione elettro-galvanica. Egli aveva creduto opportuno di servirsi della pila di Volta - nè più, nè meno - con le modifiche ch'essa aveva posteriormente subite e quali erano note verso il 1840.
      Il dottore aveva preferito la pila alla vecchia bottiglia di Leyde.
      Una circostanza aveva forse contribuito a questa scelta, o avevagli suggerito quell'idea.
      Abbiamo già detto che il principe di Lavandall occupavasi di scienze naturali.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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