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      E' lavorava sopratutto in chimica, e si dava di preferenza alla decomposizione dei metalli.
      Quest'uomo non aveva in sua vita che uno scopo - e lo si comprende senza stento: - trovare un rimedio per l'epilessia.
      Egli considerava questa malattia come un difetto di equilibrio tra le parti metalliche che entrano nella composizione dei fluidi del nostro corpo. Sotto certe combinazioni, a certi stati, in certe condizioni del magnetismo terrestre, queste parti metalliche del nostro corpo, di già alterate nel loro stato di ossidamento, ricevevano una scossa: ed ecco la convulsione epilettica! Ristabilire dunque l'equilibrio tra questi elementi metallici, onde sottrarli all'azione elettro-magnetica del globo, o metterli in condizione di sostenerne l'influenza; ecco il rimedio contro l'epilessia!
      Il principe intendeva quindi alla scomposizione dei metalli, per ridurli direi quasi ad essenza, affinchè la loro miscela alla sève del corpo fosse immediata ed immancabile.
      A questo effetto, egli erasi munito di potenti apparecchi elettrici.
      Il dottore di Nubo gli aveva fatto costruire una serie di pile voltaiche, la di cui forza variava - da quella di un colpo di pugno a quella del fulmine.
      La serie n. 10 uccideva un bue sul fatto, in un secondo.
      Il dottore di Nubo aveva poi fatto costruire, per uso della principessa, una serie simile di queste pile - somiglianti per la forma, diverse affatto per la forza. Imperocchè, la serie n. 1 produceva appena un brivido; la seria n. 5, un forte buffetto; la serie n. 10, una viva scossa.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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