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      Tuttavia, non mai un motto galante, non mai un'allusione. La parola sarebbe stato un delitto di lesa maestà, poichè la situazione era sì augusta.
      L'amore non è parlamentare.
      Gli antenati di S. M. Claudio III erano stati cacciatori.
      La loro capitale era circondata di residenze di caccia l'una più bella dell'altra. Ve n'era una dozzina, tutte ricche di cacciagioni, pittoresche, confortevoli, deliziose. Era la sola cosa che fosse reale nella dinastia e nel regno!
      Oltre quelle foreste, quei parchi, quei palazzi di caccia vicino alla città, ve n'erano poi altri più lontani, altri al centro stesso della contrada. Vi si facevano dei viaggi, e vi si restava delle settimane.
     
      Un mattino, la principessa Bianca fu presa da un desiderio imprevisto di andare a cacciare i piccioni in quella bella residenza di Lacerta, che è la Versailles di re Claudio.
      Bianca ed il suo cavaliere salirono in sedia di posta e vi arrivarono alle nove.
      Due ore di viaggio, l'uno in faccia all'altra!
      Si parlò poco.
      L'occhio sembrava carico di procella. Chi sa se oggi non si darà battaglia!
      Ma presto, in sella. Il sole carica: i suoi raggi sferzano; maggio spira. In via. Si servirà l'asciolvere nello châlet, ove re Zebulone IV cucinava i suoi salmis, confezionava le sue appetitose gibelottes. Che si attenda quivi. Avanti... avanti!
      Ed il galoppo furibondo e scarmigliato cominciava.
      Chi potrebbe seguire Bianca, che sembra pigliare le ali!
      Ella s'ingolfa nel macchione; traversa le chiarelle, ove il duca la rivede, e galoppa al suo seguito.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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