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      Scartate dunque codesto mezzo.
      - Allora, principe mio, è mestieri comprar quelle carte a quell'ambasciadore.
      - Per lui, valgono dei milioni.
      - Se non si tratta che di codesto, la soluzione è bella e trovata.
      - In che modo?
      - Ma! l'è una legge economica semplicissima che vi indica il vostro metodo.
      - Spiegatevi.
      - Ecco qui. Ora, voi avete bisogno di comprare e l'ambasciatore non vuol vendere. Egli mantiene, per conseguenza, il prezzo alto. Bisogna dunque creare un insieme di circostanze, mediante le quali voi mettete l'ambasciatore nella necessità di vendere. È chiaro.
      - Per bacco! l'è vero codesto. L'uovo di Colombo rappresenterà sempre la sua parte!
      - Eh! mio Dio, sì, principe. E...
      La conversazione fu interrotta dall'entrata precipitosa di un domestico che rimise al principe una carta di visita.
      - All'istante - sclamò il principe. M. di Linsac ò bisogno di parlarvi. Vogliate aspettarmi o ritornare fra due ore.
      - Ritornerò, principe - disse Sergio, salutando ed uscendo.
      Il principe di Lavandall entrò nella sua camera per indossare una redingote, poi si recò al salone.
      Aveva letto sulla carta di visita: Le prince de Thébes!(23).
      Era dunque il fratello di S. M. Taddeo IX che lo aspettava.
     
      Il principe di Tebe aveva una figura atroce - ciò che non significa assolutamente una figura laida. Era verde come un pappagallo; ne aveva l'aria maliziosa. I suoi occhi erano grandi; ma il suo sguardo feroce. Le sue labbra erano rosse; ma desse svelavano gli istinti degli animali carnivori. La sua bocca era piccola, bella, voluttuosa; ma se ne paventava il morsicare più che il bacio.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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