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      Un matrimonio, sì, può consolare le tenerezze dei miei ultimi anni; ma, ohimè! esso non farà riverdire il ceppo fulminato della mia dinastia.
      Ora, l'è codesto che io voglio - a qualunque prezzo - ed è per codesto che io mi indirizzo a Vostra Maestà.
      Voi padre, non vorrete forse comprendermi; voi, fratello, esiterete forse. Aiutatemi come amico, come re, come uomo che va al soccorso di un uomo minacciato. Fate vostra la mia causa, il mio desiderio, la mia speranza, ed aggiungerei quasi la vendetta della natura e della morale oltraggiata. Vi dimando in matrimonio la vostra figlia maggiore, la principessa Bianca.
      Il suo carattere virile sarà opportuno alla lotta, dopo la mia morte. Il suo spirito elevato braverà il sacrifizio, innanzi al quale, io lo so, una donna volgare rinculerebbe, ma che pertanto è indispensabile onde dare come erede del mio trono il figliuolo di mia moglie.
      Ora, chi peserà queste ragioni di Stato? chi indovinerà questi sentimenti di un uomo curvato sotto il peso del suo dovere? chi distinguerà, in mezzo alle apparenze equivoche, la voce della coscienza che ispira i martiri, e chi farà gradire i miei voti alla principessa, se non voi che, re, conoscete i doveri cui impone la corona; che, padre, valuterete il trono sul quale vostra figlia verrà a sedere? Come parente, voi vi affliggerete del mio scorruccio e dei miei malanni domestici; come amico, vi addirete a portar soccorso alla mia miseria. Sì: mi occorre un erede a qualunque costo - ed è per questo che, malgrado le infermità dalla mia persona, vi dimando vostra figlia.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Vostra Maestà Bianca Stato