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      Queglino che lo compongono, prendono il posto dei Grandi sgraziati, dei magistrati ruinati, dei gentiluomini uccisi nei furori della guerra, e quando non possono supplire da sè stessi, rilevano tutte le grandi case per mezzo delle loro figlie, le quali sono come una specie di fumiere che ingrassa le terre montagnose ed aride."
      - Catteri! catteri! che l'è bello! - sclamò M. Claret.
      - Non è vero? - riprese lo zio Pradau. Ma non deploriamo più codesto - avvegnachè avessimo a rassegnarci, con rammarico, a non più battere le scolte di notte; a non più bastonare il borghese; a non far comunella con lo studente, ed a fare, in virtù d'un principio passato in consuetudine, i figliuoli dei nostri padroni.
      - Eh eh! mica sovente, père Pradau.
      - Di chi la colpa? Una cosa non pertanto era restata in piedi in questa ruina delle istituzioni dei nostri padri: che il domestico avrebbe servito il meno possibile il suo padrone e si sarebbe fatto il più possibile servire da lui.
      Un articolo essenziale della nostra Carta non era stato mai violato - ed i nostri confratelli dell'altro lato dalla Manica, quei perfidi Albionesi, vi tengon sodo - quello, che interdice d'invadere sulle funzioni del suo collega. Consultate a questo proposito la storia. Io leggeva, non à guari, in un vecchio libro, che un re di Spagna - un Filippo o un Ferdinando, non mi ricordo più quale - assiso vicino al camino, dimandò un giorno ad un duca di Lermes di mettere un ceppo nel focolaio.
      - Un ceppo nel focolaio!
      - Sissignore. Il duca di Lermes obbedisce.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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