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      Quasi rimpetto a me, quel duca aveva passato la sera con una giovane e bella fanciulla - che debbe essere probabilmente sua moglie. Egli mi aveva sbirciato tutto quel tempo, quantunque io torcessi sempre il capo con dispetto. Scendendo la scala, per azzardo, mi trovai innanzi a loro. La giovane mise il piede sulla mia veste. Io mi volsi. Ella mi disse graziosamente: Mille scuse, signora! Allora quel facchino di duca le mormorò all'orecchio - ma non sì basso che io non l'udissi: Non tanta cortesia con quelle creature! La giovane indietreggiò, quasi si avesse toccato un colubro. Io li squadrai entrambi con insolenza, e dimandai al vicino: Chi conosce qui questo pezzo di tanghero?
      - Zitto! fe' qualcuno: gli è il duca di Balbek, ambasciadore di un re non so dove! Essi erano passati; ma avevano dovuto udire il mio motto.
      - Questo precedente è spiacevole.
      - Dite, propizio. Allora?
      - Ebbene, figlietta mia, vendicati in questo caso. Te lo abbandoniamo, corpo ed anima. Impadronisciti di lui, fatti amare, e... divoralo!
      - Egli sarà dunque al ballo?
      - Si dà il ballo per farvi incontrare. Il principe di Lavandall ti farà la corte per isvegliare l'emulazione di quello sciocco. Tu farai trionfare il duca sul principe.
      - Ed in seguito?
      - In seguito, tu sarai riserbata, ma non respingerai le proposizioni.
      - Le farà desso codeste proposizioni?
      - Il tuo specchio non ti dice dunque ch'ei non sarà mica il solo a fartene? Però, egli deve essere l'eletto - vedessi tu ai tuoi piedi il duca di Orléans od il barone di Rothschild.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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