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      La camera coniugale era altrove.
      Nella sua, ella ridiventava vergine, si apparteneva, era sč stessa, era Vitaliana. Negli altri appartamenti, alloggiava la duchessa, ove il duca e la societą la reclamavano.
      La tappezzeria di quelle due camere era ricca e semplice. La stanza da letto era in raso rosa pallida, a nappe di seta bianca. Il boudoir, in damasco bleu, a nappe di nero ed oro. Il suo letto, in legno di radice di lauro, con dei medaglioni in lapislazzuli, era steso sotto una tenda che lo celava chiudendosi. Una riduzione del S. Agostino e della Francesca da Rimini di Scheffer, erano i soli quadri della stanza da letto.
      Nel boudoir, oltre gli altri mobili in legno giallastro, vi era un piano; e sulle mura il ritratto di suo padre e due pastelli di Angelica Kauffman.
      Poi, dei fiori dovunque.
      Vitaliana non era musicienne - vale a dire, uno di quei generali dottissimi in strategica che perdono tutte le battaglie. Ella interpetrava un pezzo di musica, se non lo leggeva sempre correntemente.
      Adorava i fiori. Tra i fiori e lei eravi comunicazione d'anima ed anima. Ella entrava nella sua stufa come la mano dell'abbate Listz poggia sul piano: per risvegliarvi la vita. Sarebbesi detto che i fiori la sentissero, la conoscessero.
      Questo scambio di magnetismo tra una bella giovane donna ed un bel fresco fiore non č stato ancora sottomesso alle osservazioni dinamiche e microscopiche, e notato - ma esiste. Fu presentito da Van Swieten - un grande medico olandese del secolo passato. Aspetta il suo Darwin.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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