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      Vitaliana era per i fiori un raggio di sole o la rugiada. Que' che appassivano, trovavano ancora abbastanza di alito per dirle: addio! I rigogliosi cantavano; i bottoni sboccianti, folleggiavano: l'odore addiventava profumo, il colore, spanto! Vitaliana aveva sempre un motto a dire, un consiglio o una carezza a dare a ciascuno di loro. Il suo sorriso era un'evocazione. Tutte quelle stelle fiammeggiavano al suo riflesso.
      - Benissimo, benissimo! - diceva ella sorridendo ad un hyocroma, il cui fiore a tubo scarlatto e bleu sbocciava pien di salute. Si vede bene che fai buona compagnia col tuo vicino, la cui foglia verde argentea riposa lo sguardo! Vedete mo', come queste povere lavatere si annoiano! La loro rosa impallidisce troppo: ingialliscono. Sareste voi tristi perchè questi cestrums ai petali d'oro se ne vanno? Non affliggetevi giammai se i grandi passano: essi ebbero i loro dì di splendore... Alla buon'ora! mie piccole svensonie! Voi gorgheggiate delle vostre testoline bianche, rose e porpuree! Svegliatemi dunque un tantino codesti conoclynii, il cui azzurro si spessisce; codeste bigonie, i cui tubi scarlatti ed i fiori soffocano la coccarda lilà del loro corsaletto...
      Poi ella inaffiava le stewie e le vinee, dal fiore bianco e rosa; faceva la belloccia con quella varietà di lantane, delle boule de neige; si ricreava come una pazzerella con la sua bella collezione di vervine e di veroniche: volteggiava come una farfalla in mezzo alle iridi ed ai phlox, che avevano saccheggiato l'arco baleno.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440