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      Avresti tu preferito che, in questa circostanza, io mi fossi tenuto in disparte... perchè... infine, io ò creduto che il mio dovere...
      - Ma tu vaneggi dunque? Che circostanza? Di che intendi tu parlare? Di qual sostegno sogni tu? Il mio sostegno è mio marito. Se vi è un dovere per qualcuno, qui, gli è per me, che debbo rispettare il nome che porto, e l'uomo che me lo à dato - come egli lo rispetta e come egli lo porta, altamente, con dignità e con onore. Tu parli d'amore. È desso indispensabile alla felicità di una famiglia? Si è mai definito cosa sia l'amare un marito? Io leggo tante cose su codesto, che vi perdo il mio istinto. Io non so se ami o no mio marito. Lo rispetto, e ciò val meglio. Siete voi soddisfatto adesso, signor abate d'Alleux?
      - Ora mettiamo - solamente per ipotesi - che tuo marito fosse un uomo indegno...
      - Alto là! Io vi vieto, signor conte, di spingere più in là vostra ipotesi, antitesi, parentesi, e tutto ciò che vorrete. Io non mi curo di fabbricare castelli in Ispagna. Li troverò un giorno forse belli ed impiedi. Sarà tempo allora di pensarvi. Ed io non esiterei lungamente a pigliare il mio partito - siatene sicuro. Io non comprendo il dovere senza il correttivo, o l'equilibrio, del diritto. Io non mi rassegno alla teoria del sagrifizio per la donna e la libertà per l'uomo. Ma, insomma, cosa ài tu, Adriano? Perchè sei tu venuto a vedermi qui, dopo tre anni di separazione? Perchè non sei tu venuto innanzi - quando ài barattato la guarnacca del seminarista con la livrea del mondo?


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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