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      Psiche faceva comprendere Medea. Ebe sottolineava Arianna.
      Questa politica di femmina riescì. Il signor di Balbek amò sua moglie come una giovane sorella, e la trovò scipita. Si limitò allora a rispettarla moltissimo, a venerarla quasi - talmente la ingenua ignoranza di lei glie ne imponeva!
     
      In quella specie di crepuscolo dal cuore e di spossamento forzato dei sensi, senza piacere, senza incanto, senza visione, Morella si presentò.
      Se il duca non era stomacato delle sue ganze di quarant'anni, ne era per lo meno sopraffatto. Il suo palato, dalla forte tempera, poteva gustare quelle dapi pimentate; ma quel pimento solo, quel pimento sempre, aveva finito per attutirlo - tanto più che quelle Saffi politiche lo avevano compromesso, e, lungi dall'aiutarlo nel far gli affari del suo sovrano, si erano servite di lui per avanzar quelli del cardinale Lambruschini.
      Un riposo s'imponeva fatalmente.
      Vitaliana non aveva imparato - come quasi tutte le donne della serafica legione - che ella doveva essere non la moglie ma l'innamorata di suo marito.
      La politica interna per la gaiezza dei lari domestici l'è in codesto. E, codesto è tutta la scienza del cuore, quantunque non ne abbia le specie.
      In quello stato di nausea morale e fisica, il possesso di Morella sembrò al duca una resurrezione. Usciva dalla tomba delle sue cortigiane da stufa, alla pelle rinzaffata, cui era mestieri osservare ad una luce sapientemente moderata, e menar ventre a terra, senza contare le tappe.
      Qui la parte cangiava.
      Il duca amava.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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