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      Non vi volgete indietro per cercar dei fantasimi, liquefatti, fusi nello spazio. Guardate innanzi a voi, procurate di ricamare un avvenire per quanto potrete più luminoso, ed obbedite. D'altronde, se io vi fo la parte che taglio a me stessa; se v'incateno al mio proprio destino - che sia un trono di astri o un desinare di arsenico - di che vi lamentate voi dunque?
      - Di che?
      - Sì: di che? Voi venite. Io non vi chiamo, per Dio! Ma bandite le nuvole dalla vostra fronte: voi entrate in un cuore nuovo. Gli uomini che lascian ruine sono pochi; che devastano, son rari.... Ed io non ne ò quasi conosciuto. Tutto al più, se ne intraveggo uno dopo il ballo dei giorni scorsi.
      Il duca, comprendendo l'allusione, uscì precipitosamente.
      Egli era di già preso nell'addentellato, e portava via la freccia nella ferita.
      Morella respirò e ricadde sul canapè come affranta di fatica. La sua parte eccedeva. Poco dopo, ella si assise ad una tavola, e scrisse a M. di Linsac:
     
      Cher ami, lo tengo. Che volete che ne faccia? Un misero? lo è di già. Un disgraziato? gli è impossibile - poichè debbo lasciargli pigliare l'amore di cui paga il prezzo. Egli è sciocco, ma giovane, bello e confidente.
      Fate attenzione!
      Ciò potrebbe disarmarmi - ed avendo cominciato dal giocare le vostre carte, potrei finire per giocare le mie.
      Gli è dunque indispensabile che io sappia dove andiamo, non fosse che per accorciare la via. Ove volete voi arrivare? Condurlo all'inferno per la strada del paradiso - ciò che io dovrei fare - mi sembra una ispirazione di troppo degni briganti.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Dio Linsac