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      - Accettato! - e non più una parola su codesto - gridò Morella di una voce soffocata, gettando la lettera del principe nel fuoco.
      Il duca non fiatò motto in tutta la sera. Borbottava delle interiezioni fra sè. Si sarebbe detto che ruminasse una grande risoluzione.
      Alle 10, partì ed andò a terminare la serata con Vitaliana - la quale non capiva nulla alla tenerezza infinita che le mostrava suo marito.
      Era il rimorso del ritorno o il dilaceramento dell'addio?
     
      Il duca trattò Vitaliana come Morella.
      Vitaliana, confusa, fuori di sè, abbagliata, colpita, intravide degli orizzonti d'amore sconosciuti, e réva - vaneggiò!
      L'indomani, alle 9, il dottore di Nubo si presentò.
      Il duca di Balbek si trovò rigettato nella realtà del suo disastro.
      - Ebbene? - domandò il duca abbordandolo con un'ansietà terribile.
      - Tutto precipita - rispose il dottore. Dio à scatenato Satana sopra Giobbe, ed egli suona l'hallali.
      - Da banda le metafore e la Storia Sacra. Mi portate voi danaro?
      - Vi porto, al contrario, dei rifiuti e degli intimi a pagamento.
      Il duca sorrise a far fremere.
      - I vostri ebrei - egli urlò - chiudon dunque la cassa?
      - E ne gettano la chiave alla fiumana. Non un centesimo di più, ad alcun prezzo. Shylok non accetta neppur più la libbra di carne dalla parte del cuore.
      - À ragione. È la sola carne che io non mi abbia più.
      - Voi sarete felice, quando codesta millanteria sarà una verità.
      - L'agente di cambio accord'egli la dilazione dimandata?
      - Se dinanzi, a mezzodì, non è pagato, ci traduce innanzi ai tribunali.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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