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      L'era un bagliore, alla lettera, quell'insieme di bellezze, di fiori, di pietre preziose. Si vedevano dei flotti di gaze e di luccicamenti ondulare come i flutti ad ogni movimento, traversare come un vapore, scintillare come il mare, in quelle notti di luna piena quando questa si culla, la state, nel golfo addormentato di Bengala. Vi si respirava due profumi divini: quello della donna e quello della giovinezza. Ogni salone era un mazzetto che rideva e cantava in mille spanti. Vitaliana si staccava su quella bianchezza, iridata di tutti i fuochi dell'opala, come un fiocco di bianca nuvola sopra un cielo imporporato dagli ultimi baci del sole. Pertanto, ella non aveva che una toilette di donzella: dei festoni di gaze grigio perla, rilevati da ciuffi di brughiera bianca, e dei fiori nei capelli. Ella non aveva neppur udito suo marito - il quale accusava Froment Maurice di mancar di parola per la nuova montatura dei suoi diamanti! Quel seno nudo, quel collo senza ornamenti, quella fronte alta e pura scintillavano sotto quegli sguardi assetati. Si sarebbe detto che quel petto e quel collo si fossero impregnati delle perle e dei diamanti assenti. Ella avanzava come un cigno sur un lago, e lo stormo dei giovanotti farfallava intorno a lei. Il pił sollecito a farsi presentare dal principe di Lavandall fu lord Warland. Egli le disse immediatamente: - Dare I beg the favour, madame, to dance the first waltzer with you? - With great pleasure, milord - rispose Vitaliana con un sorriso.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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