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      Ella à dei riguardi a conservare, delle convenienze a rispettare; ella à l'ignoranza del candore. Io ò aperte tutte le mie cateratte; ti amo come una lupa, e non cederò che quando tutta Parigi sarà contro di me, per ella e per te. Salta al mio collo; di', dimmi che mi ami. Io sono ancora bella: guarda! Non ò che ventidue anni; non avrò oggimai che te solo... Ma parla, parla dunque, ma dimmi....
      E Morella apriva le sue braccia, e voleva gittarsi al collo dei giovane conte.
      Vitaliana si coverse il viso delle mani. Chi sa? Ella tremava d'esser vista! - di esser vinta!
      Adriano indietreggiò, e, senza dir motto, indicò la porta a Morella.
      - Tu mi cacci via, dunque? tu mi cacci davvero? - gridò Morella.
      - Addio, signora - rispose Adriano, aprendo la porta.
      - Una parola ancora - sclamò Morella, appiccandosi al braccio di Adriano. Tu non ignori che io so conservare un secreto. Dimmi che tu l'ami. Io so che agli occhi di certi uomini l'amore, nella donna, è una incompatibilità radicale. Bisogna che una donna vi divori il cuore par segnarvi la sua impronta. Io ti ò fatto lastrico del mio cuore. Mi sono precipitata sopra di te tutta intera, anima e corpo, senza riserbo, senza domani... Non ò più nulla a darti, nulla ad apprenderti... Di', confessa che tu l'ami, ed io parto. Saprò che ò naufragato come le altre, e mi rassegnerò. Ciò consola talvolta. Non si visitano le tombe per addolcire il dolore della morte? Io non mi getterò mica a traverso di quell'amore. Gli è un goffo modo quello d'incocciarsi innanzi ad un cuore agghiacciato.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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