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      L'artista che aveva inventato quella piccola macchina era a seicento leghe da Parigi - perchè quel mobile gli era stato inviato dalla regina Bianca. Il duca non aveva comunicato questo segreto che a sua moglie - e se n'era immediatamente pentito. La violazione del segreto proveniva dunque da lei. La cameriera forse glielo aveva carpito; forse i complici di Vitaliana glielo avevano strappato.
      Il duca non sospettò un solo istante sua moglie. Ma per i dettagli così esatti ch'ella gli aveva ricordato delle azioni di lui, egli non poteva più dubitare che sua moglie fosse l'organo di un concerto segreto, che la metteva in movimento.
      S'informò delle persone venute al palazzo i due ultimi giorni.
      Il suo cameriere gli narrò che il conte di Alleux era venuto a parlare alla signora, alle otto del mattino; che l'avevano fatto aspettare - e che aveva infatti aspettato in camera del duca, fumando e leggendo.
      - L'è ben questa! - gridò il duca.
      Vitaliana rientrò dopo il suo colpo di testa.
      Passò per parossismi opposti, di onta, di amore, di gelosia, di pentimento, di risoluzione: un uragano solcato di pianto, di slanci, di progetti, di dispetti! Poi aveva scritto a suo cugino tutto ciò che era occorso fra suo marito e lei, l'interrogatorio a cui il duca aveva sommesso i domestici, ed il motto che gli era sfuggito.
      Vitaliana attribuiva questa attitudine ultima del duca alla gelosia. Ella aveva di già interamente obliato le carte ed il resto!
      La sua vita nuova datava dalla confessione del suo amore, che aveva fatta a suo cugino - ed in quello si riassumeva.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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