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      - Vitaliana - disse infine Adriano partendo - che debbo io sperare?
      - Mio povero amico - rispose la duchessa di un accento triste e scoraggiato - di' piuttosto: che debbo io temere?
      - Io metto tutto nella mia posta - riprese Adriano.
      - Me lo immagino bene - replicò Vitaliana. Perocchè io vi metto tutto, e, più che tutto, me stessa ed il figlio mio!
      Adriano partì, il paradiso negli occhi, lo sgomento nel cuore.
      Prevedeva egli?
     
     
     
      XVII.
     
      Corbezzoli! Fidatevi dunque dei fiori!
     
      Due settimane sono scorse.
      Una mattina, a mezzodì, il duca si presentò in casa del dottore di Nubo.
      Il duca non aveva ancora trent'anni.
      Ieri ancora, egli sembrava sì giovane, sì felice! Alcuni giorni di quella zona torrida della sventura lo avevano maturato subitamente!
      Par di quarant'anni adesso.
      Vari capelli bianchi si fan passo sulle sue tempie. È fosco. È affranto. Il suo sguardo, capovolto indentro, è velato e tetro. I suoi abiti non dinotano la negligenza, ma la gravezza delle preoccupazioni dello spirito.
      E davvero, gli era impossibile di cumular più disastri sur un capo di uomo, in minor tempo e con altrettanto rigore!
      Era marito invidiato, padre contento, circondato di una considerazione relativa, onorato. Aveva un'amante che gli apriva olimpi incogniti. Possedeva un parafulmine che lo metteva al sicuro dalle disgrazie della sua corte e dalla ingratitudine della regina Bianca. Poteva innalzare ancora la fronte con orgoglio: sua moglie era pura; la sua casa casta; la sua fortuna al livello dei suoi bisogni e del suo grado.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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