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      Tu non sai che il principe di Lavandall mi à mandato il tuo autografo graziosamente, e che io l'ò dato a conservare ad Adriano?
      - Mio Dio! tu sei dunque di già sì pervertita! - sclamò Balbek.
      Vitaliana rispose con un gesto di sprezzo.
      - Grazia! continuò il duca. Lasciami sperare ancora, lasciati piegare...
      - Insomma, che volete voi? - interruppe Vitaliana con alterigia. Il tempo delle capitolazioni è passato.
      - Difatti - osservò il duca levandosi - io me ne avveggo. Vi era al piè di questo letto una culla. L'ài fatta sparire. Sei di già adultera nell'anima. La culla del nostro bambino ti gridava: grazia! - come me. Tu l'ài rotta e gettata al rivendugliolo o nel soffitto.
      A quest'appello, la duchessa tremò di tutto il corpo ed impallidì. Si tacque un istante, poi mise un grido:
      - Il mondo mi giudicherà.
      - Vitaliana - continuò il duca - imponimi l'espiamento che tu vorrai; ma tirami dall'abisso, e non vi precipitare tu stessa. Se tu vuoi che io mi batta con tuo cugino, mi batterò e mi lascerò uccidere. Se vuoi che lasciassimo Parigi, partiremo nella settimana.
      - Partite allora.
      - Solo?
      - Che! ma voi credete ancora che vi possa essere al fianco mio un posto per voi? Voi non concepite dunque che, se Dio stesso mi condannasse a sentire il soffio del vostro alito sul mio sembiante, io lo laverei con quelle braci?...
      - Lo scorgo bene, madama - biascicò il duca lentamente - se io non avessi commesso quelle colpe, voi le avreste inventato per arrivarne a codesto.
      - Codesto! che?
      - Ponvi mente, Vitaliana, sono forse le ultime parole cui t'indirizzo; il singhiozzo di agonia di una coscienza e di un cuore!


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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