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      Io ti amo...
      Vitaliana portò ambe le mani al suo viso.
      - Se non avessimo un figliuolo, ti lascerei libera. Io so che in questo rinnovamento continuo di resurrezione nell'universo, la sola cosa che non rivive mai, è l'amore. Ma quel figliuolo lì!... Io l'ò di già troppo vilipeso con le mie follie: non permetterò mai, no, giammai, intendi tu? ch'egli abbia a subire altresì l'obbrobrio di sua madre.
      - Signore - rispose Vitaliana levandosi anch'ella, di una voce calma ma decisa - voi non avete che tre modi per impedirlo: uccidervi, lasciarvi uccidere, ucciderci. Scegliete, ed addio. Io dico addio, signore!
      Il duca dette un salto ed avvinghiò le mani al collo di sua moglie.
      Vitaliana neppure trasalì.
      Balbek indietreggiò, tutto ontoso, ed uscì dicendo:
      - Mille scuse, madama.
      Il dado era tratto?
      No, non ancora.
      Il duca rivenne su i suoi passi, ed avvicinandosi a sua moglie le dimandò:
      - Tu mi ài richiamato, Vitaliana?
      Questa riapparizione produsse sulla duchessa un tale senso di disprezzo e di nausea, che il suo viso ne divenne brutto sotto la contrazione dei muscoli. Cercò la risposta cui doveva fare, cercò forse le parole; ma, dopo qualche esitamento, ella non seppe che trovar questo:
      - Dite ai miei famigliari che esco all'una.
      Il duca fece vista di non capire l'insulto. Aveva quasi delle lagrime agli occhi, e mormorò di una voce lenta e soffocata:
      - Ma tu non ti accorgi dunque che io sono geloso? Tu non comprendi dunque che, condannandomi senza pietà io posso usare del mio diritto di marito oltraggiato ed uccidervi là, a fianco l'un dell'altra, di un colpo di pistola - e agghiadar sulle vostre labbra i vostri baci, pel giudice d'istruzione?


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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