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      Andò in seguito, quatto quatto, ad ispezionare il balcone che metteva in comunicazione la cameretta da letto di sua moglie con la stufa.
      Le persiane erano borrate, per interdire alla luce, all'aria, al garrito degli uccelli, di arrivare al nido della duchessa, che cominciava a dormire quando l'aurora si risvegliava.
      Fu la bisogna di alcuni secondi che di forare, giù nelle imposte, un bucherellino con un succhiello, là dove le imposte si connettono, affin d'impedire, col mezzo d'una vite, che le si aprissero di dentro - se lo si fosse tentato. Poscia riaprì immediatamente il balcone ed uscì.
      Da un'ora a tre, e' fu un viavai di commissionari che portavano alla duchessa, in nome del conte di Alleux, dei magnifici vasi del Giappone, riempiti di fiori rari - di cui la stagione, il cielo ed il clima di Parigi ebbero forte a stupire.
      Si scorse il duca all'Hôtel des Capucines - ove andò a comunicare al ministro degli affari stranieri non so che nota verbale del suo Governo. Lo si rimarcò in seguito al club - ove pranzò e giocò gaiamente.
      Morella gli fece i suoi addii alle dieci.
      Alle undici, egli rientrò all'ambasciata, per la porta secreta del giardino e la scaletta a chiocciola che metteva capo alla terrazza della stufa, poi per il balcone del boudoir di Vitaliana s'intromise in camera sua.
      Ma, prima di chiudersi colà, volle cacciare gli occhi nella camera di sua moglie.
      Si sarebbe creduto al Ceylan, dove, al dire del visconte di Valenza, si respirano i profumi a nove leghe di distanza.
      Il duca veniva appena di ritirarsi quando Vitaliana arrivò.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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