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      Le ore scorrono...
      Le nove! le dieci...!
      Suona il campanello.
      Gli si serve una tazza di cioccolatte.
      Il valletto guarda il padrone di un'aria strana.
      Il duca si mira nello specchio e rincula spaventato!...
      Una parte dei suoi capelli erano brizzolati di bianco... I muscoli del suo viso erano turgidi e stesi.
      Le undici suonarono. Poi mezzodì!
      Un sorriso rallentò la tensione dei suoi tratti.
      Andò alla scrivania e cominciò un dispaccio!
      Maria entrò.
      Batteva il tocco.
      - Signor duca, madama non à ancora suonato. Giammai ella è restata a letto a quest'ora.
      - Entrate in camera.
      - La porta è chiusa per di dentro.
      - Bussate.
      - O' bussato. Madama non à risposto.
      - Andate a bussar di nuovo, più forte e più forte.
      - Io temo di qualche disgrazia.
      - Voi temete sempre, voi. Ella si è addormentata tardi, leggendo qualche romanzo... e dorme ancora. Ecco tutto.
      Alle due, gli è il duca egli stesso che si allarma e forza la porta della camera di sua moglie.
      La porta cede.
      Egli entra: entra il primo; apre il balcone... e rincula - gittando un grido che fece accorrere i domestici.
      Maria rinchiude la porta.
      La cameriera à più pudore del padrone, del marito!
      Vitaliana ed Adriano erano morti, bocca a bocca, nelle braccia l'uno dell'altra.
     
      Qualche giorno di poi si chiacchierava nei saloni di Parigi. L'uno diceva:
      - Non sapete dunque? La duchessa di Balbek e suo cugino, il conte di Alleux, si sono asfissiati con dei fiori, per disperazione di amore.
      - Disperazione!... con dei fiori!
      - Alla lettera.
      - Ed il duca?
      - A' lasciato Parigi.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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