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      Può esser che doviamo pensare che siano tutte queste cose finte, senza verun fondamento? Vero è che mi ramento d'haver letto nel Plutarcho quella favola, con grande ingenio e sagacità ritrovata, di Aganice di Thessalia, la quale narra come conduceva a sua voglia la luna. Ma così era la verità, che quella, conoscendo la cagione che la luna hora era ritonda, hora cornuta, et hora più non se vedeva per la interpositione della ombra della terra fra essa et il Sole, con finte parole e con assai persuasioni, dava ad intendere alle donne di Thessalia, le quali non intendevano simile cosa, come le conduceva in quel tempo la luna in terra sicome le piaceva. E così dicono havessero principio l'altri favole da simili finte opere, overo da grande astutia e saggacità. Il perché fu uno greco chiamato Palephato, se ben mi ricordo, il quale se sforzò di dimostrare con grande ingegno in che modo havessono la maggiore parte delle favole fermo fondamento dalla historia, et anchora sforzosi di dimostrare come di poi fussero suto sovente ampiate in maggiore cose esse favole fondate sovra di essa verità dalla falsa fama del rozzo vuolgo. E così credo io scrivesse Vergilio quel verso:
     
      La dotta carta teste è di Palephato.
     
      Veramente egli è molto chiaro qualmente o che l'huomeni erano tramutati colli incanti e veneficii in diverse figure, sia come bugiardamente et anchora scioccamente parlaveno alcuni, overo che apparevono così. Il perché pare non se ne possi negare senza qualche stoltitia che almanco quelli non paressono a se o ad altri essere simile cosa.


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Libro detto Strega o delle illusioni del demonio
di Gianfrancesco Pico della Morandola
pagine 141

   





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