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      Ma, il mio Apistio, io te chiarisco qualmente non sono tirati i demonii dalle brammose voglie de amorosi piaceri, né condutti da desiderii libidinosi, ma sono condutti dalla malgradevole invidia a dimostrare coteste cose, acciò rovinino e mandano nel precipitio delli peccati l'humana generatione, et al fine la conducano nella infernale dannatione, dove essi sono confinati in perpetuo. Et acciò ben intendi, infiammano cotesti scelerati spiriti li miseri mortali, cioè quelli imperò che si lassino ingannare, con una certa fiamma occolta, ma non sono essi infiammati da quelli, il ché intese il poeta Vergilio quando disse: Inspira in essi uno occolto fuogo. Conciosia che mi arricordo che fu narrato dalla strega, che quando se appresentava il demonio alli sentimenti suoi in diverse e varie forme, havea in usanza di conoscerlo e di discernerlo dalli veri animali delli quali ello havea pigliato la forma, in questo modo: le pareva che vi intrasse nel petto un certo calore et una certa fiamma, per la quale era certificata come quello era il demonio. Anchora narrava qualmente era apparechiata alla spreveduta una fiamma di fuoco, sicome le pareva, nel giuoco dove convenivano tutti avanti la Donna, o sia avanti del Demonio che se presenta in forma di ornatissima Reina, con la quale fiamma diceva che incontinente se coccevano le carni se magnono, sendole mostrate ad essa fiamma. Non brammano li demonii il sangue humano, né anchor desiderano le carni per mangiare, ma il tutto operano e procacciano acciò conduchino l'anime e corpi delli miseri mortali nelli sempiterni tormenti.


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Libro detto Strega o delle illusioni del demonio
di Gianfrancesco Pico della Morandola
pagine 141

   





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