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      Ma egli è ben vero che dubito assai non siano favole e che in verità non fussero fatte così quelle cose che se narrano in quel Asino greco et anche latino.
      FRONIMO Così come io non dubito che siano assai cose finte, e molto più di quello che so et anchor, se pur così vuoi, che siano tutte quelle cose che sono ne' detti libri favole et imaginationi, così anche credo che dette favole e fittioni siano cavate da qualche vero fondamento. Conciosia che il nostro divo Aurelio Agostino istimò che quelle trasformationi e tramutationi iscritte da Varrone, cioè delli augelli di Diomede, delle bestie di Circe e delli lupi di Archadia, pigliassono origine e principio da qualche cosa vera. Et anchor racconta nel decimo ottavo libro della Città di Dio, come era usanza ne' tempi suoi di fare molte cose assai simili a quelle che narra o vero finge Apulegio. Vero è che dice come gli demonii non possono fare veruna cosa con la forza della sua natura, se non la permette Iddio. Li occolti giudicii di cui, sono infiniti, e non vi si ritrova imperò verun di essi ingiusto. Il perché, se pare che li demonii faciono qualche cosa simile a quelle che ha creato l'omnipotente e vero Iddio, e che pare che mutano una specie di uno animale in un'altra, o vero tramutano una creatura in un'altra, non è vero che così sia; ma è ben vero che così fa apparere, o vero imprimendo dette specie e figure finte nell'imaginatione e fantasia, o vero mettendo avanti li occhi corporali un'altra finta specie e figura. E così qualche volta parerà a colui che ha conturbata la fantasia, di esser una cosa in luogo di un'altra, et il simile parerà all'altri; nondimeno serà imperò quel medemo, o vero gli preporà una similitudine avanti l'occhi, la quale di continuo gli farà parere essere così, e così crederà di esser veduto anche dall'altri.


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Libro detto Strega o delle illusioni del demonio
di Gianfrancesco Pico della Morandola
pagine 141

   





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