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      Appena fummo insieme, scoprimmo a vicenda la nostra risoluzione su questo proposito. I nostri pensieri, i nostri discorsi non riguardavano che l'evasione ed il modo di eseguirla bene.
      Non mi lagnai che una sola volta col padre superiore, durante tutto il tempo della mia prigionia, e fu a proposito di un certo frate laico chiamato Stefano Pierotti, nativo del Bosco5 nel Milanese, Spenditore del Commissario de' frati e de' poveri prigionieri. Lo chiamavo fra' Stoppino per la sua piccola statura e da allora in poi gli altri prigionieri lo chiamarono così. La doglianza mia contro di lui venne da questo, che nel conto delle mie piccole spese straordinarie aveva messo due pistole6 di Spagna per tanti carciofi per me solo, ed altrettanto pel mio compagno e nel mese di maggio. La cosa mi parve così esorbitante e strana (poiché in quella stagione, per un baiocco che vale press'a poco un soldo, si hanno in Roma quindici o venti carciofi) che non potei a meno di parlarne col primo padre compagno e di dirgli che fra' Stefano Pierotti era un fior di ladro. La faccenda gli procurò una furibonda ramanzina dal Commissario ed egli ne fu tanto mortificato che, nella paura ch'io rinnovassi la doglianza alla visita della Congregazione, pensò di farmi mille garbatezze e di regalarmi, di quando in quando, le primizie dei frutti della stagione. Avendo egli visto i miei lavori miniati che gli piacquero, mi fece chiedere se volevo fargli il piacere di lavorare per lui una carta col Gloria, una coll'In Principio ed una col Lavabo da mettere sopra un altare, e quanto ne volevo.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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