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      Alfonsi che s'era rivestito mi chiese chi di noi due sarebbe disceso pel primo. Gli risposi che per me era tutt'uno. Allora mi disse che, se ero contento, preferiva di scendere pel primo perché lo aiutassi a scavalcar la ringhiera e sopratutto a passare la cornice di marmo sulla quale posava il balcone, temendo egli di urtarvi dentro colle mani. Lo aiutai, come desiderava, a mettersi fuori dalla ringhiera e gli raccomandai di reggersi bene nello scendere perché il peso del corpo, non lo tirasse giù troppo a precipizio. Allontanai la corda dalla cornice di marmo perché non vi si impacciasse colle mani e stetti sulla ringhiera a vederlo discendere. Lo vidi andar benissimo sino a metà della corda, ma un po' più abbasso, forse perché non aveva afferrato la corda anche colle gambe, sentii che il mantello ch'egli aveva sulle spalle strisciava rapidamente sul muro. Al tempo stesso udii un urlo e le parole «Oh, Gesù!».
      A quel grido lasciai la camera e quel che c'era di nostro, e gettandomi rapidamente fuori dal balcone mi lasciai scivolare leggermente fino a terra. Subito chiesi ad Alfonsi che disgrazia gli fosse accaduta. Egli, piangendo mi disse d'essersi rotto una gamba, e levandola, mi mostrò che l'osso, verso la giuntura dal piede era fratturato in parecchi pezzi. Pieno di dolore e di pietà come di sorpresa e di sbalordimento, rimasi come una statua.
      Tuttavia ripresi fiato e gli dissi:
      - Che posso io fare per te, fratel mio?
      - Vammi a cercare un chirurgo - mi rispose.
      - Dove vuoi - ripresi - dove vuoi che a quest'ora e con questi abiti vada a trovare un chirurgo?


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





Gesù Alfonsi