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      - Perché non andate voi per la montagna di Riofreddo poiché è la via più corta?
      Io non conosceva quel monte, ma per profittare delle impertinenti domande del contadino, finsi di saperlo e gli risposi:
      - Riofreddo è troppo lontano e questa strada è più corta e più comoda.
      - Come, troppo lontano? - disse egli indicando colla mano, - Ma eccolo là vicinissimo! Per la strada vostra non entrerete nel regno di Napoli che domani; invece per Riofreddo ci siete in un momento.
      - Ebbene, - dissi - che cosa vuoi tu per condurmi a cavallo sino a Riofreddo?
      Mi rispose che non poteva. Tuttavia insistendo ed offrendogli due testoni, disse che mi condurrebbe, ma che prima voleva sentir messa. La devozione di costui mi sorprese. Pure credetti che venisse da un buon movimento d'animo. Lo pregai di darci un po' di pane, ma rispose di non aver altro che quello de' cani. Sforzato dalla fame dissi che me ne desse pure un poco ed egli ci condusse giù dal colle dove prese il pane da un sacchetto appeso ad una quercia, e ce lo diede. Gli misi in mano un giulio14 pregandolo a portarci del pane e del vino ed egli lo prese allegramente e se ne andò.
      Il pane datoci era grosso come il pugno, ma pesava certo parecchie libbre. Era quasi tutta terra e nero come l'inchiostro, ma tanta era la fame che lo mangiammo avidamente. Intanto dissi a Francesco che si riposasse un poco, e altrettanto feci io per circa un'ora. Quando mi destai chiesi se fosse ritornato il contadino che pure aveva detto che sarebbe tornato entro un'ora, ma non s'era visto.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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