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      18 Appena la messa fu finita, mi fece cenno che voleva parlarmi. Io lo conoscevo bene, avendolo visto molte volte a Roma, ma non glielo diedi a conoscere. Egli mi prese per mano e condottomi fuori della chiesa mi parlò a questo modo:
      - Signor mio, è facile vedere che non siete un contadino, benché ne portiate le vesti. Perciò vi dico che si hanno qui forti sospetti contro di voi, in modo che il Signore al quale appartengo e che ora si trova qui, vuole assolutamente sapere chi siate. Ma lo vuol sapere per assistervi se ne avete bisogno, del che potete fidarvi alla mia parola, facendo io professione di probità e d'onore.
      Io gli risposi in dialetto rustico che ero un povero contadino che non avevo bisogno delle sue offerte, e che non sapevo come mai avessi potuto dare dei sospetti a qualcuno.
      - Scusatemi; - rispose egli - sono venuti ad avvisarci che due contadini erano giunti alla locanda, dove avevano voluto mangiare a parte e dormire in un letto. Che uno di loro aveva chiesto da scrivere e s'era lavato i piedi con erbe e rose, e strofinato il corpo con olii odorosi. In questi luoghi, come dappertutto, i contadini non conoscono simili delicatezze e non sono in grado di fare simili spese.
      - Mio Dio! - replicai - che cosa costa un po' di vino, d'olio e di sale, caro signor.... - E lo chiamai per nome.
      - Come? - m'interruppe - voi dunque mi conoscete?
      - Certo - risposi - io la conosco, ed anche ella conosce me.
      - Non me ne ricordo - disse, dopo avermi ben fissato. - Ma dite a me, come uomo d'onore, chi voi siate, e non temete di nulla, perché, se corressi anche pericolo di vita, farei di tutto per assistervi.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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