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      La sera del giorno dopo, gli stessi mi obbligarono ad andare a cena da loro con Ascanio, e dopo averci ben trattati, mi condussero, a mio malgrado, a suonar la chitarra e a cantare due serenate sotto le finestre delle loro amanti. Per una fortuna poco comune in quei paesi non avvenero disordini. Volevano che facessi lo stesso la sera dopo, ma sapendo che il Vescovo risiedeva nel paese, non mi volli fermare di più.
      Partii dunque la mattina seguente ed Ascanio mi accompagnò più d'un miglio fuori della città. Mi diede anche un salutare avvertimento, cioè, che il fiume che dovevo passare, aveva diversi buchi pericolosi, talché tutti gli anni qualcuno ci si annegava. Indi mi lasciò per andare ai suoi lavori ed io m'incamminai al fiume.23 Arrivai giusto nel punto che alcuni villani lo passavano coi loro asini. Non risparmiai né preghiere né promesse per indurli a passarmi sull'altra riva, ma invece di farmi questo servizio mi coprirono d'ingiurie che dovetti sopportare, ricordandomi che tra questa rustica gente non si trovano spesso Scipioni od Ascani.
      Aspettai circa mezz'ora per vedere se si presentasse qualche occasione. Vedendo allora giungere un povero viaggiatore che passò dall'altra parte, risolsi di seguirlo ed entrai nell'acqua che tutto ad un tratto mi arrivò alla coscia. Quando fui in mezzo al fiume, mi trovai in un imbarazzo orribile poiché l'acqua era più alta e tanto fredda che mi tagliava le gambe come ghiaccio, senza dire che i ciottoli acuti raddoppiavano crudelmente i dolori de' miei piedi scorticati.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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