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      Pochi giorni dopo il prete calabrese venne in persona a ringraziarmi colle più forti espressioni di riconoscenza e d'affetto. Nel tempo stesso mi fece portare un prosciutto, un formaggio, ed un barile di uva secca di straordinaria grossezza, frutto straordinario in Roma. Presentandomi queste cose, disse:
      - Signore, io sono un povero prete e so che la grazia che ella mi procurò meriterebbe ben altra ricompensa, ma almeno gradisca come un segno della mia gratitudine, oltre questi pochi prodotti del mio paese, anche questa bagatella. E dicendo così, voleva mettermi in mano due pistole.
      - La ringrazio - risposi - della sua cortesia. La ricompensa più gradita del servigio fatto è il vedere che ella è contento. Riprenda i suoi regali di cui potrà fare miglior uso.
      - No, no, signore - rispose - non partirei contento se ella non accettasse il poco che prendo la libertà di offrirle!
      Non volendo contendere più a lungo con lui, consentii a prendere il barile d'uva, ma non il resto; ed egli partì promettendo di non dimenticar mai il signor Pignata.
      Ma, per ritornare alla mia storia, ho già detto che presso ad Otranto incontrai un prete. Mi pareva di averlo visto altre volte, ma non ricordavo quando, né dove. Poiché egli aveva faccia da galantuomo lo avvicinai e gli chiesi umilmente l'elemosina. Vedendomi così mal ridotto, mi domandò di che paese fossi e gli risposi che ero romano.
      - Tu romano? - disse. - E dove abitavi a Roma?
      Gli dissi che avevo abitato nella via dei Coronari ed anche altrove, ma più particolarmente in Borgo Nuovo, presso al Vaticano.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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