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      Gli dissi che andrei volentieri con lui e che entro due o tre giorni vedrebbe l'effetto delle mie promesse. Gli diedi due lire venete, che sono circa 15 soldi di Francia, per darle al commesso e il giorno dopo, al levar del sole approdammo alla riva della Salute, dove in meno di un quarto d'ora avemmo libera pratica. Ivi lasciai il mio padrone di barca, promettendogli che il giorno dopo sarei andato ad informarlo sulla Riva degli Schiavoni di quanto avessi fatto.
      Eccomi dunque giunto a Venezia il 21 di gennaio dopo tanti pericoli e traversie. Io non ammiravo soltanto quel che vedevo in quella superba città, la quale è il più bell'ornamento del mare sul quale sorge, tanto da poter esser detta la meraviglia del mondo; ma ammiravo me stesso vestito alla calabrese, come un vero Giangurgolo, maschera da teatro che personifica i calabresi. Quel vestito era fatto a scala. Le brache strette e sciolte al ginocchio erano ai lati adorne di piccoli fiocchi di nastri diversamente colorati. Quattro dita più su del ginocchio cadeva un gabbanello o veste, sopra cui era il mantello, più corto di un altro mezzo piede. Il colletto del mantello, più largo delle spalle, pendeva fino alla cintura, in modo che passeggiando al sole presso la piazza del Broglio33 mi veniva voglia di ridere vedendomi nell'ombra. Tuttavia pensavo sul serio al modo di aver notizie di mio fratello, e passeggiando davanti la chiesa di San Marco, tra le botteguccie degli Armeni ed altri mercanti di levante, vidi venirmi incontro un prete che mi guardò assai, forse pel mio vestito.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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