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      Ringraziammo umilmente Sua Eccellenza e lo pregammo di continuarci l'onore della sua protezione.
      Il giorno dopo mi misi il vestito coi galloni e andai con mio fratello sulla Riva degli Schiavoni per parlare al padrone della barca, e riprendere il mio piccolo bagaglio e la cassa che apparteneva a mio fratello. Quando il padrone ed i marinai mi videro così ben vestito, furono sorpresi e mi dimostrarono più rispetto del solito. Uno mi disse:
      - M'ero bene imaginato che Vostra Signoria era quel che appare ora, poiché stando con noi, i suoi modi avevano un non so che, diverso da quello dei passeggeri ordinari.
      Gli sproloqui di costui mi fecero ridere e per pagare l'onore che il vestito mi faceva, gli diedi un ducato da bere alla mia salute coi camerati. Condussi quindi il padrone in disparte e gli dissi di venire al mio alloggio, poiché avevo fatto parlare a certi mercanti i quali avrebbero acquistato il suo carico a prezzo ragionevole. Mi rispose che sarebbe venuto il giorno dopo e venne infatti e dopo alcune dispute sul più e sul meno, vendé tutte le mercanzie e fu pagato subito; tutto per mezzo di mio fratello di cui m'ero servito, senza farglielo conoscere. Così il padrone fu contentissimo e protestò che me ne sarebbe grato per la vita e che in tutte le occasioni dove avesse potuto servire me o i miei amici, non avevo che da comandarlo.
      Finito il carnovale, durante il quale non avevo girato che in maschera, in quaresima vestii il mio zamberlucco e il resto. Tuttavia una dama di Venezia che aveva sentito a parlare delle mie avventure, credendomi meno barbaro del vestito, volle farmi passare per un favorito delle Muse e pensò che, come ero scappato tanto destramente di carcere, così sarei altrettanto abile a trovare l'intrigo e lo sviluppo di un'opera.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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