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      Cercai di sostenere come potevo la buona opinione che aveva sul conto mio, benché non meritata e scelsi un soggetto che non le dispiacque. Mi costrinse a metterlo in versi, ma poiché mio fratello non poteva esimersi dal tornare a Gratz, dove era al servizio del signor principe di Eckemberg come maestro della musica di camera, non potei finire che il primo atto, che lasciai alla dama, promettendo di mandare il resto sollecitamente.
      C'imbarcammo a mezza quaresima per Gorizia dove prendemmo la posta a cavallo pel Vernich e per Lubiana, ed avendo attraversato la Carinzia e la Stiria, giungemmo a Gratz in otto giorni. Scesi a casa di mio fratello dove abitava già nostra madre, che, come dissi, egli aveva condotto da Roma. Pregai mio fratello di salire prima di me da lei, per prepararla alla notizia della mia libertà ed alla immensa gioia che sapevo proverebbe rivedendomi, poiché volevo prevenire il colpo che la sorpresa avrebbe fatto ad una tenerissima madre già così vecchia.
      Mio fratello andò dunque a disporla e raccontandole la cosa a poco a poco, la riempì di una grandissima contentezza. Poco dopo entrai io e corsi ad abbracciarla. Ella si scioglieva in lacrime e non poteva spiccarmisi dal collo. Le prime parole che mi disse furono per raccomandarmi di ringraziar Dio della grazia singolare fattami col liberarmi da un carcere tanto crudele; quindi aggiunse altri affettuosi discorsi. Io le raccontai le mie diverse avventure e le ascoltò fremendo e piangendo.
      Il giorno dopo mio fratello mi condusse a far riverenza al signor principe di Eckemberg, il quale mi ricevette con molta bontà. Volle che gli raccontassi tutto quello che mi era accaduto e ne ebbe compassione.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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