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      Facevo quel che potevo per nasconderla, ma quel che mi costrinse a scoprirlo fu che una domenica l'intendente mi condusse a sentir messa dall'altra parte della Drava, in un luogo dove egli aveva i beni, la casa e la moglie. Là, con altri convitati, volle trattarmi con maggior magnificenza del solito, ed infatti ci fece un pranzo lauto col miglior vino del paese, che ne produce dell'ottimo. Dopo mangiato e bevuto fece portare una faccenda di cristallo che doveva contenere almeno tre pinte37 e che in Germania si chiama Willkomm. Fece un brindisi alla salute del generale Rabatta e, dopo alcune pause, tracannò tutto il vino. Nuovo in Germania ed ignorando i costumi, ridevo e mi meravigliavo che un uomo ragionevole volesse ubriacarsi apposta e farsi male per un complimento; ma quando vidi che faceva riempire di nuovo quell'urna e me la presentava con grande serietà perché la vuotassi, perdetti la voglia di ridere. Mi fece segno che, quando l'avessi vuotata io, toccherebbe ad un altro. Io volli scusarmi dicendo che non avrei potuto vuotare quell'enorme vaso in due giorni e che mi era impossibile imitarlo, ma era già ubriaco e non intendeva ragioni. Così fu sempre sordo alle mie scuse, benché con aria ridente e graziosa, come usa in quel paese. Sua moglie e gli altri invitati non mi sollecitavano meno di lui, tanto che fui costretto a prender in mano la coppa. Dissi loro che berrei, poiché lo volevano, ma che il loro vino non mi rimarrebbe un pezzo nello stomaco. Bevvi senza sete, a mio malgrado ed adagio.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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