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      Gli altri cantavano aspettando la fine del mio supplizio.
      Quando ebbi vuotato quell'immenso abisso, mi vedevo tutta la casa ballare intorno e mi pareva di veder cento tavole invece d'una. Dovettero mettermi sopra un letto sul quale, dopo aver inondato la camera con un fiume di vino, dormii cinque ore di seguito come un morto.
      Allo svegliarmi, i convitati vennero a felicitarmi, dicendo che m'ero veramente portato da eroe, e mi coprirono di carezze. Io mi vergognavo del loro plauso non potendo capire come ubriacandosi a quel modo e rischiando di perdere salute e ragione si potessero acquistare lodi e stima. Fra' Stoppino, il più barbaro di tutti gli uomini, non sognò mai di praticare nel suo regno la generosa barbarie di assassinare il prossimo con gli eccessi della crapula.
      Dopo questa bella impresa ripassammo la Drava per tornare a Bilthaus che è posto sul pendio di una montagna a pié della quale scorre il fiume abbondante di pesci e specialmente di trote belle e grossissime. Lo stravizio mi aveva riscaldato tanto che la notte non potei chiuder occhio. La mattina mi trovai tutto coperto d'ulceri, colle mani piene di pustole ed un terribile calore interno. Non ci fu più modo di nascondere il mio male.
      La mattina, essendo venuto a vedermi l'intendente, mi scoprii e gli feci vedere che le mie mani ed il corpo erano tutta una crosta, ma egli con una faccia allegra come se si fosse trattato di vuotare un bicchiere di vino, mi disse che non era nulla. Chiamò lo scrivano e per mezzo di questo interprete mi fece dire che m'avrebbe guarito, se volevo.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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