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      In Roma professò la medicina con esito vario: accusato di aver ucciso colla cura dell'antimonio D. Tomaso Rospigliosi, esaltato poi a cielo e premiato per aver guarito, prima di mal di stomaco, poi di flussione agli occhi, papa Clemente IX, zio del defunto patrizio. Intanto il suo protettore gli affidava una missione a Torino presso la moglie, la famosa Ortensia Mancini, ch'egli indusse a recarsi in Fiandra, dove fu chiusa nella cittadella d'Anversa. E il Colonna, scrive l'irata donna, «meglio non poteva eleggere per fare un tradimento che quest'uomo calabrese, perché dicono che questo fu il paese del traditor Giuda». Tornato di Fiandra conseguì nel palazzo papale l'ufficio di bussolante: ma ormai era prossimo il suo tramonto, come principal personaggio dell'Accademia dei Bianchi.11
      Non saprei dire se questo titolo fosse una delle solite denominazioni capricciose delle accademie italiane di quell'età, o se nascondesse qualche significato. Secondo taluni lo avrebbe veramente avuto, perché gli adepti intendevano dar di bianco alle dottrine cattoliche. Sarà vero? Peggio ancora: aggiungono che in coteste assemblee dei Bianchi si facesse «una mescolanza di ateismo e maomettismo, di sortilegi, di idolatria, e fino facevano delle offerte al demonio: dicesi ancora che ivi si violassero delle fanciulle, e che di più tentassero di dar morte ad Innocenzo XI».12 Troppe cose! Quanto al papa, converrà dire avessero tentato, perché Innocenzo era morto già dall'agosto dell'89! L'accusa di mescolare l'ateismo col maomettismo non ha senso: i sortilegi erano forse esperienze naturali, mal comprese e svisate dalle goffe immaginazioni fratesche.


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Le avventure di Giuseppe Pignata fuggito dalle carceri dell'Inquisizione di Roma
di Giuseppe Pignata
pagine 170

   





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