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      Tu dunque, o mio caro Uranio, fatti pur dotto nelle matematiche discipline: ma poni insieme e precipuamente ogni cura nel conservarti, quale ora tu sei, di massime intemerate; e se nello studio ti avvicini a qualche autore sospetto, imita la rondinella, la quale rasenta talvolta col volo la superficie delle acque, ma non vi si tuffa già, e vi si affoga; batte l'ali, e quasi diresti, che le intinge, e le spruzza, ma pur sempre le sostiene nell'aria.
      Sono ec.
     
     
      II
     
      Ben lo sapea, che ingannato non mi sarei quando scrissi dietro la conoscenza delle ottime doti del tuo ingegno, e del tuo cuore, o mio diletto Uranio, che a te pure sarebbe tornato gradevole il progetto di questo nostro epistolare trattenimento, e senza noia quel primo tentativo, col quale io procurai di ridur subito all'atto l'utile divisamento. Tu infatti accogliesti quella mia lettera nei modi più cortesi, e così aggiugnesti forza alla inclinazione già in me spontanea di proseguire a discorrerla teco intorno alle medesime materie. Eccomi al secondo esperimento: e se nell'antecedente io parlai in generale delle Matematiche considerate in se stesse, e poi nelle opere de' loro scrittori, per iscoprire se un tale studio possa qualche nocumento recare ai principii religiosi per divina bontà in noi radicati: tenterò questa volta, discendendo più al particolare, di esaminare una questione importante, la di cui trattazione gioverà a munirci contro uno scandalo de' nostri giorni, nei quali vedemmo alcune obbiezioni della miscredenza vestita di quel linguaggio, e di quelle fogge, che io chiamai nella mia lettera per se medesime innocenti.


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Lettere scientifiche di Evasio ad Uranio
di Gabrio Piola
Editore Fiaccadori Reggio
1825 pagine 73

   





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