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      Queste, come già accennai, si desumono da un gran numero di fatti, indovinate come per ispirazione dal genio de' grandi filosofi, i quali passano poi ad applicarle ad un grandissimo numero di altri fatti, e non le credono vere, se non dopo che una esatta ed assai lunga corrispondenza dei risultamenti dedotti dalle medesime coi fenomeni della natura abbia fatto loro acquistare quel grado di probabilità, che confina colla certezza. Fu da una immensa copia di numeri, che estrasse il Keplero le sue famose leggi del sistema mondano: fu sopra una moltitudine di esperienze, che assicurò il Galileo la primaria fra le scoperte, la legge della accelerazione dei gravi cadenti. Ora io non credo, che un simile metodo possa seguirsi per indovinare le forme da me impugnate: e perchè, come sopra vedemmo, non è mai possibile ridurle a numeri, che esprimano i loro valori ne' casi particolari: e perchè supposta anche e non concessa la possibilità di ottenere tali numeri, sarebbe, per quanto parmi, tutta discordante dalla mentovata, la natura de' confronti. Per esempio, di un fatto riferito da più testimonii, il calcolo verrebbe a dare una probabilità, espressa da una frazione, mentre in natura dovendo di necessità quel fatto essere o non essere accaduto, sarà rappresentato o dall'unità, o dallo zero: come dunque confrontare i risultamenti per verificare le formole?
      Mi guarderò nondimeno dal negare, che altri mezzi possano rinvenirsi, onde inviare verso il perfezionamento le nostre cognizioni intorno alle questioni morali: non saranno però questi mai gli analitici, nè sarà mai vero, che questo perfezionamento possa essere simile a quello introdotto nelle scienze fisiche.


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Lettere scientifiche di Evasio ad Uranio
di Gabrio Piola
Editore Fiaccadori Reggio
1825 pagine 73

   





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