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      Un essere sì elevato potrà mai persuadersi simile a tutte quelle inerti sostanze, che il circondano nell'universo? Sarà egli un'essenza di que' fluidi sottilissimi, che pur talvolta non isfuggono al dominio de' suoi calcoli? Un tessuto di fibre, e di molle, delle quali egli giunge a determinar le tensioni, e gli elaterii? Una materia in somma, che per quanto vogliasi sublimata, se è materia, va lungi sì spesso dalle sue viste, che sin ne cade la rappresentazione e la memoria? In verità a me sembra, che un matematico materialista sia qualche cosa d'inconcepibile, e direi eziandio d'impossibile, se non sapessi altre misere contraddizioni, che talora s'incontrano nell'uomo. Che uno stupido selvaggio, od un brutal mussulmano non pregi la nobiltà del suo essere, o la sagrifichi a sordidi vizi, è cosa lacrimevole; ma che si degradi sì turpemente colui, che ha tuttodì, (per così dire) la sua anima fra le sue mani, sa di furore, e di delirio.
      Se le astrazioni dell'analisi possono sì bene giovare per sollevarci sopra tutto il sensibile, e persuaderci l'altezza della nostra natura, io mi inoltro e asserisco, ch'esse di più c'innalzano verso Dio, e ci parlano dell'infinità de' suoi attributi. Ella è consuetudine quasi spontanea nell'animo nostro tuttavolta, che veggiamo in molti esseri una progressione di perfezioni, l'immaginarne altri, ne' quali quelle perfezioni siano maggiori: è finalmente un ultimo, in cui esse siano nel loro massimo grado. E ciò coi giusti dettati della ragione ben s'accorda, perchè primieramente ella è certissima almeno la possibilità di un essere, il quale abbia perfezioni maggiori di un'altro, in cui queste sono limitate.


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Lettere scientifiche di Evasio ad Uranio
di Gabrio Piola
Editore Fiaccadori Reggio
1825 pagine 73

   





Dio