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      Una siffatta idea se venga a trovar sede nell'anima, oh come è atta a guardarci dal fascino delle creature, dall'incanto di tutte le cose sensibili! svanisce ogni finito benchè grande rimpetto all'infinito: tosto che io abbia occupata la mente del pensiero dell'eternità, che cosa è più l'intera mia vita, e tutta la successione de' tempi? Mi sfuggono: io nulla vedo: conosco, che il primo uomo, che per morte entrò in quell'infinito, che ci attende al di là del sepolcro, e l'ultimo che vi entrerà, si giudicheranno in quanto al futuro nella stessa condizione, quantunque il primo vi abbia già avuto più del secondo una dimora tanto lunga, quanto tutta la durazion delle cose. Svanisce ogni finito rimpetto all'infinito: oh Dio! come si restringe in un punto ogni grandezza umana, ogni bene terreno, ogni peso di umana sapienza! Le gare de' principi, gli studi de' letterati, le occupazioni che tanto affaccendano i mortali, mi sembrano paragonabili ai trastulli dell'infanzia, e immeritevoli di mia attenzione. Io sono destinato per questo infinito, come me ne convince, dopo tante altre ragioni, l'idea stessa, ch'io me ne formo sentendomene capace, e quella progressione indefinita nei successivi gradi di perfettibilità del mio essere, a cui idoneo mi trovo per progresso di cognizione in cognizione, che nella mia scienza, più che altrove, mi si rende manifesto; dunque una felicità eterna è un bene al quale non è presunzione aspirare: una disgrazia eterna è un male sì spaventoso ed orrendo, che il solo pensiero fa fremere, e opprime l'intendimento.


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Lettere scientifiche di Evasio ad Uranio
di Gabrio Piola
Editore Fiaccadori Reggio
1825 pagine 73

   





Dio