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      E rispetto ai diritti, crederà egli di vedere l'origine nella forza, riguardando il potente qual suo oppressore, il debole come sua preda? no: ch'egli è avvezzo a stimar l'uomo per la sua parte migliore, per quella, che il fa degno di conoscere la verità, d'indagarla, e di convincerne gli altri. Perciò egli non disprezzerà il poverello per la rozza lana, che appena il copre; nè s'inchinerà al ricco per la porpora, di cui fiammeggia, ma cercherà più addentro l'origine del vero merito: e dove non potrà rispettare l'attual pregio del sapere, rispetterà almeno la potenza per acquistarlo. Io so, che un ente ideale illude presentemente la mia immaginazione: ma se egli non diventa reale, ed esistente, ciò è colpa delle umane passioni, che giungono a depravarne l'indole, e a svanirne i lineamenti.
      Gettiamo finalmente un rapido sguardo sopra l'uomo considerato in se stesso. Egli è ben certo, che una porzione delle interne amarezze, e de' continui disgusti viene da quegli oziosi pensieri, che investono una mente non occupata, e fanno ch'essa si formi da se medesima il proprio tormento. Allora le piccole negligenze in altri diventano falli enormi: le azioni più indifferenti compaiono di malizia ripiene: la gelosia quasi verme rode, e consuma la vita, e l'uomo è noioso a se stesso, e insoffribile ai suoi simili. Altre passioni alzano mille torbidi, che annuvolano la sorte più serena: e chi è mai sì avventurato da potersi almeno in parte sottrarre a tali molestie? Egli è colui che interchiude l'adito agli importuni pensieri: e tale può essere, chi nelle nostre scienze tiene applicato lo spirito; essendo esse, più delle altre discipline, molto proprie ad ottener questo scopo.


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Lettere scientifiche di Evasio ad Uranio
di Gabrio Piola
Editore Fiaccadori Reggio
1825 pagine 73