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      Se alcuno si adonta di questo linguaggio, io non temo di dirgli anche più chiaramente, che la sua alterigia non solo offende la Religione, ma è indegna della filosofia. Così la sentiva il principe de' filosofi, del quale sono le seguenti memorande parole, che qualche moderno avrebbe pur bisogno di meditare: "Decuit Eum, qui res omnes creavit, easdem disponere quoque et in ordinem collocare. Quae si vera rerum origo fuit, jam indignum erit philosopho alias mundi condendi rationes exquirere, vel comminisci quemadmodum e Chao per meras leges naturae mundus universus oriri potuerit" (Newton Opt. L. III. Quae. XXXI.)(1)
      La voce dell'Onnipotente intima di quel tenore, che solo può convenire alla Divinità: sia fatta la luce: e la luce fu fatta. Un'opera sì meravigliosa è già formata; eppure non è ancora creata quella pupilla, che deve goderne l'aspetto. Sembra che il Divin Facitore abbia così prevenute le obbiezioni di que' filosofi, che impugnando con troppa forza il principio delle cause finali ricusano di riconoscere nella natura una preordinazione di mezzi al conseguimento di un fine. La luce fu fatta prima dell'occhio, e così si potè riconoscere, che allorquando la Sapienza Divina si propose di formare l'organo della visione, ne diresse la costruzione secondo le leggi, cui Ella stessa sottopose quel fluido ammirabile: "Fieri ne potuit, domanda Newton, ut oculus sine scientia optices fuerit constructus?" (Op. Q. XXVIII). Che cosa è la luce? la diremo noi, o Uranio, la più bella fra le creature inanimate? sì certamente, se per lei sola vien dipinta ogni bellezza sulla faccia del creato.


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Lettere scientifiche di Evasio ad Uranio
di Gabrio Piola
Editore Fiaccadori Reggio
1825 pagine 73

   





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