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      Quel che non serve alla Mitologia, servirà alla Novellistica; dove non avrà da profittare la Storia, trarrà giovamento la Psicologia etnica; e la Lingua saprà trovar nuovi documenti di studio là ove Letteratura e Poesia non cercheranno copia d'immagini e grazie di stile.
      A questi e ad altri fini s'indirizza una raccolta che non vuol riuscire solamente utile agli studiosi di Novelle, o proficua esclusivamente al raccoglitore, che mette fuori nudi di riscontri e poveri di note i suoi testi popolari.
      Desiderio di brevità non consente che io mi fermi sul contenuto di ciascuna tradizione. Già per molte di esse sarebbe opera vana, perchè è cosa provata che leggere una novella di fate è come leggerne dieci: tanto si somigliano le novelle tra di loro. I tipi rudimentali sono assai meno numerosi di quanto si presuma; i tipi secondari e le varie versioni di essi hanno preso uno sviluppo non indegno della critica sottile e delicata degli uomini versati in queste discipline.
      Codeste varianti sono messe come testo e come nota, secondo che le differenze della novella più particolareggiata sieno maggiori o minori, più o meno importanti. Seguendo un gruppo della raccolta si farà chiaro come si sia andata modificando una novella, sicchè una delle sue varie versioni serve di anello a un'altra novella, che pure nel tipo cardinale differisce abbastanza dal tipo della precedente.
      Vuolsi guardare con particolare considerazione la novella del Pappagaddu chi cunta tri cunti, che mostra anche tra noi lo stampo del Çukasaptati, ossia la settantina di novelle del pappagallo, libro indiano che per questi studi può dirsi capitale.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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