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      I sig. Köhler e Liebrecht hanno fatto conoscere questi riscontri popolari, dei quali altri sono tedeschi, altri danesi, altri turchi della Siberia meridionale ecc.103. Una fola bolognese col titolo d' Lira e d' mèzalira104 è venuta testè ad accrescere la messe delle versioni; due conti siciliani, l'uno di Caltanissetta, l'altro di Salaparuta, provano la novella popolarissima anche tra noi105. Nella versione di Caltanissetta due furbi a nome Imbroglia e Sbroglia s'accordano col capo maestro del re, e si fanno svelare da lui quale sia il pezzo del magazzino testè fabbricato onde sia dato entrare nel regio tesoro. Vi entrano più volte e vi rubano fino a un gallo d'oro coi torchi accesi messovi per vigilanza. Il Re scopre per un suo ambasciatore il luogo dell'entrata, facendo come nella versione del Dolopathos106 la prova del fuoco e del fumo, e ordina si collochi in vicinanza del buco d'entrata una caldaia di pece bollente come si legge nella novella del Pecorone107. Entra il primo ladro e vi rimane morto; il compagno, ad impedire che esso sia riconosciuto, gli taglia la testa. Il decapitato corpo è menato per la città, argomentandosi così il Re di scoprire i parenti. Pianse la sorella, ma il marito di lei fu sollecito a tagliarsi un dito, sicchè si credette che la moglie piangesse per questo. — Nella versione di Salaparuta i due ladri son padre e figlio murifabbri. Il padre dopo di aver rubato più volte nel tesoro reale, un bel giorno cade nella pece e, decapitato dal figlio, ne viene condotto dalle regie guardie il cadavere in piazza, e piangendolo la moglie, il figliuolo si mozza le dita.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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