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      È poi doloroso, ma non nuovo che in mezzo a tali ed altressimili brutture, il marito della madrigna, l'uomo passato a seconde nozze, il padre stesso di tante figlie, debole sempre, si lasci aggirare dalle più tristi e furbe a danno della migliore tra esse; rimanendosi in una acquiescenza non meno stupida che colpevole.
      Peggio la madre, la moglie, cui un amore illecito acceca al punto da avventurare l'affettuoso figliuolo o marito a pericolose imprese, e, uscendone egli salvo, farlo morire per mano del mostro con cui è in tresca.
      Tuttavia in mezzo a tanta tristezza v'è anche qualche atto virtuoso; e non mancano gli esempi del più puro, del più delicato amore fraterno. Il giovane sventurato che calunniato dai cortigiani piange la sorella già stata buttata a mare dalla madrigna e si conforta nella vista del ritratto di lei, quantunque in mezzo a duri cimenti non ha pace finchè non la salvi o dalle mani della sirena, o da quelle delle fate, che la tengono durante il giorno serpe o pianticella. Questo giovane è un bel tipo di fratello, cui la sorella, potente nella sua impotenza, sostiene per consigli e per aiuti efficaci. Così apparisce una volta di più che non tutti i tipi leggendari come non tutti gli uomini sono odiosi.
      Veniamo ora agli esseri soprannaturali.
      Le Fate, ultimo raffazzonamento medievale, sono i personaggi principali de' racconti, i quali non senza ragione si dicono perciò di fate. Genii per lo più benefici, esse furono dalla chiesa condannate tra gli spiriti maligni, ma non per questo perdettero nella tradizione la loro potenza.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500