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      Questi miei appunti, non mai notati finora da nessuno189, non hanno veruna pretesa: conosco abbastanza le mie deboli forze perchè non presuma di aver fatto cosa che risponda alle esigenze degli studi che fervono calorosamente attorno a questa paleontologia glottica. Forse un giorno, ricco di nuovi documenti vernacoli, sorretto da altri studi, munito di segni grafici che rendano il meglio che sia possibile la fonetica popolare, e soprattutto rinfrancato nel corpo e nello spirito oramai stanchi, io potrò fornire opera meno imperfetta e più degna della benevolenza di coloro che hanno a cuore le cose siciliane.
      Contributo allo studio del dialetto siciliano
     
      TEORIA DEI SUONI
     
      1. Nel dialetto siciliano
     
      Vocali
     
      1. VOCALI ACCENTATE
     
      A per lo più resta, però passa qualche volta in e, specialmente nella desinenza arius: cutilleri (coltellajo), custuréri (sartore); o in o: chiovu (clavus).
      E 1. La e lunga sia originariamente tale, sia divenutavi per cessazione di consonanti, raramente resta; onde vilenu (venenum), lena (da anhelare), cresia (ecclesia), reda (heredem), peju (pejus); ordinariamente passa in i: acitu (acetum), aviri (habere), catina (catena), crídiri (credere), fidili (fidelis), liggi (legem), misi (mensem), munita (moneta), offisa (offensa), piaciri (piacere), pisu (pensum), sira (sera), vina (vena).
      2. La e breve tanto innanzi consonante semplice, quanto in posizione, per lo più rimane, soprattutto innanzi n, c, s: aéri (ad heri), centu (centum), deci (decem), inténniri (intendere), nèsciri (in-exire)190, rénniri (rendere), scénniri (descendere)191, ténniri (tendere); raramente passa in i: isca (esca), 'ntinna (antenna), rabisca (arabesca)192.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500